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LIBRI.
Titolo: Inferno Bolzaneto.
Autore: Mario Portanova.
Prezzo: € 15,00.
Anno: 2008.
Editore: Melampo.
C’è un filo che unisce Buenos Aires, o Santiago del Cile, e Genova, lo stesso filo che unisce “Inferno Bolzaneto” e il film di Hector Olivera “La notte delle matite spezzate”. Entrambe storie di orrori, vessazioni, violenze gratuite e diritti umani negati. Entrambe storie di desaparecidos, ebbene si. I ragazzi “sequestrati” nella caserma di Bolzaneto, infatti, pur non essendo stati fatti scomparire per sempre come invece avvenne per gli studenti protagonisti del capolavoro del regista sudamericano, non poterono comunicare per alcuni giorni con l’esterno e fu addirittura loro negato di avvalersi di avvocati.
Persone di cui, ad un tratto, non si seppe più nulla. Sequestri di Stato stile Cecenia. Della serie, chi l’ha visto?
Bolzaneto doveva in realtà essere solo un luogo di passaggio per identificare i fermati prima della loro traduzione in carcere, ma, in realtà, tutti i manifestanti che vi fecero ingresso vi rimasero per ore subendo botte e umiliazioni di ogni tipo da parte di coloro che in realtà dovrebbero garantire l’ordine pubblico e che probabilmente avevano la garanzia di poter godere di impunità, dato che, stando al racconto di diversi testimoni, parecchi poliziotti pronunciavano frasi come ad esempio “siete sfortunati perché con Berlusconi possiamo fare quello che ci pare”.
Il libro di Mario Portanova, in cui vengono finalmente svelati tutti gli orrori di Bolzaneto raccontati attraverso la requisitoria dei pubblici ministeri Patrizia Petruziello e Vittorio Ranieri Miniati al processo contro quarantacinque soggetti appartenenti alle forze dell’ordine, è di estremo interesse anche perché contiene vere e proprie dichiarazioni delle parti offese, e per l’esattezza i resoconti di ben 193 persone transitate nella caserma genovese.
E’ giusto leggere con attenzione ognuno di questi racconti e provare ad immedesimarsi in tutti i malcapitati, dalle confessioni dei quali traspirano paura, angoscia, senso di sfinimento, ma anche rabbia e sete di giustizia.
E’ inoltre doveroso leggere per rendersi conto di dove può arrivare la follia umana. Poliziotti che spruzzano nelle celle gas urticante creando stato di acuto malessere fra i detenuti; ragazzi fatti stare per ore in piedi con la faccia contro il muro e le braccia alzate , ed oltretutto presi a pugni, calci e manganellate a intervalli regolari; ragazze che durante la visita medica vengono obbligate a denudarsi completamente davanti ai propri aguzzini; infine, ma la lista dei soprusi e delle ingiurie sarebbe ancora molto lunga, agenti della polizia di stato e della polizia penitenziaria che accolgono i fermati con un “benvenuti ad Auschwitz” e che intonano filastrocche del tipo “Un due tre evviva Pinochet, quattro cinque sei morte agli ebrei, sette otto nove il negretto non commuove” o canzoni come “Faccetta nera”, agenti che costringono i ragazzi no-global ad inneggiare al duce e a dichiarare disprezzo per Che Guevara, e agenti che obbligano i propri prigionieri a fare il saluto fascista mentre abbandonano il Bolzaneto.
Il testo di Portanova è di estrema importanza perché, oltre a dar voce a persone che probabilmente non avranno mai giustizia, chiarisce una volta per tutte che l’obiettivo del Governo e delle forze dell’ordine era impaurire, reprimere e distruggere un movimento che aveva suscitato speranze. Inoltre, dimostra che non è corretto dichiarare (come invece è stato fatto più volte in televisione da esponenti del centro-destra) che le violenze vennero commesse da poche “mele marce”, infatti in quei tre maledetti giorni del luglio 2001 nessun appartenente alle forze di polizia presenti al Bolzaneto risparmiò botte e insulti.
Un’altra vergogna italiana, insomma, che lascia tutti con un grande interrogativo: perché non introdurre nel nostro “civile” paese il reato di tortura?
By Giamma
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