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LIBRI.
Titolo: Pelle di leopardo.
Autore: Tiziano Terzani.
Prezzo: € 8,60.
Anno: 2004.
Editore: TEA.
Collana: Saggistica TEA.
“Pelle di leopardo”, come la cartina geografica a chiazze del Vietnam, a seconda che una zona fosse occupata dalla guerriglia o dalle forze governative, è in realtà la fusione di due opere di Terzani. La prima, “Giai Phong! La liberazione di Saigon”, tratta la fine del conflitto tra nord e sud Vietnam, mentre la seconda è il diario di corrispondente al fronte che Terzani scrisse durante il periodo dell’occupazione americana e che venne pubblicato per la prima volta nel novembre 1973 col titolo, anch’esso, “Pelle di leopardo”.
L’autore svolge al meglio il proprio ruolo di corrispondente di guerra, riportando le sensazioni, le paure e le aspettative di trante persone coinvolte nel conflitto.
Il particolare nella prima parte del libro emergono, così, sia l’immagine di una popolazione sudvietnamita vittima di un presidente sanguinario e spietato come Thieu che, eletto grazie a brogli governa solamente con la forza dell’esercito e della burocrazia eliminando tutti i propri oppositori politici, sia l’immagine di quella fetta di società, destinata ad ampliarsi poco alla volta grazie al crescente sostegno di cittadini stanchi di dittatura e bombardamenti a tappeto, che si batte per liberare il Sud Vietnam proponendo per campagne e città un modello di paese pacificato con pari opportunità per tutti e non più schiavo del giogo imperialista americano, i cui signori della guerra, nel testardo ed anacronistico sforzo di esportare uno stile di vita occidentale, non ebbero mai l’umiltà di rispettare usi, costumi e credenze locali, finendo così per essere disprezzati anche dai propri alleati del sud, dai quali vennero tacciati di vigliaccheria quando alzarono bandiera bianca scappando dall’inesorabile avanzata dei vietcong con quegli stessi elicotteri ed aerei con cui erano spavaldamente arrivati per schiacciare il comunismo.
Terzani, da raro ed infaticabile giornalista a 360 gradi, parla con la gente comune, con i guerriglieri, con i militari, coi politici, e grazie a questo ottimo lavoro sul campo, trasmette al lettore gli orrori e il dolore provocati dalla distruzione di villaggi, l’armonia e l’ottimismo presenti nelle zone liberate e l’angoscia di trattative politiche disperate quali, ad esempio, quelle immediatamente antecedenti la liberazione di Saigon e la resa del regime filoamericano.
Coinvolgente e molto suggestivo è, appunto, il racconto delle ore che precedono l’ingresso dell’esercito di liberazione nella capitale, ore che l’autore vive in prima persona e nelle quali assiste prevalentemente ai saccheggi di case di americani fuggiti e di uffici governativi e a scene di panico causato dalla sensazione che i vietcong avrebbero portato morte e distruzione (come da sempre sostenuto dalla propaganda governativa anticomunista).
In realtà, almeno nei primi mesi, la rivoluzione non sarà caratterizzata da violenza, poiché basata su una riconciliazione nazionale e su una riscoperta dell’essere vietnamiti, del sud o del nord senza distinzione, privi però di qualsiasi retaggio dell’imperialismo a stelle e strisce.
Terzani, che vive soltanto il primo periodo di vita del nuovo governo, ci fornisce così la fotografia di un nuovo sistema, apparentemente giusto, in cui coloro che avevano collaborato con la guerriglia possono usufruire di alcuni privilegi, mentre coloro che si erano battuti al fianco di americani e governativi hanno la possibilità di essere reintegrati nella società dopo essersi sottoposti alla rieducazione, ovvero dopo essere stati infarciti di “sani” principi ed essersi pubblicamente pentiti per l’attività antirivoluzionaria svolta in passato. Quindi senza subire violenza alcuna.
Purtroppo, però, il Terzani che se ne va dal Vietnam nel 1975 e che conclude “Pelle di leopardo” scrivendo, a proposito della popolazione liberata, “il Vietnam era loro e ne avevano ogni diritto”, non poteva sapere che, come ci ha poi insegnato la storia e come lui stesso sottolinea nella prefazione che compare nella nuova edizione del libro, nel paese che fu di Ho Chi Minh non cambiò in realtà nulla, poiché quello che si sostituì ad una feroce dittatura altro non era che un regime travestito di rosso dove la riconciliazione era rimasta una chimera, dove i perdenti venivano trattati come esseri inferiori, dove la tanto pubblicizzata ed apparentemente innocua rieducazione si era rivelata una trappola per tanti oppositori politici e dove, infine, aleggiava costantemente per le strade un clima di sospetto.
Questa doverosa postilla, tuttavia, nulla toglie all’ottimo testo di Terzani, che ha il grande merito di svelarci numerosi aspetti, spesso molto tristi, che tanti film e documentari realizzati sul conflitto vietnamita non hanno mai approfondito a sufficienza e che ci fanno anche riflettere su quanto sia attuale questo libro, poiché la scelleratezza imperialista dell’occidente e la follia omicida di spietate dittature continuano, come ben noto, a mietere vittime anche a più di trent’anni di distanza da quella guerra sporca in cui gli Stati Uniti rimasero impantanati.
By Giamma
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