Da lettera43.it
di Giuseppe Pipitone
Se c’è un record indiscutibile che l’ultima legislatura dell’Ars, l’Assemblea regionale siciliana, ha registrato è senza dubbio il numero dei deputati che per varie ragioni hanno stimolato l’interesse della magistratura.
All’ultima conta gli onorevoli siciliani indagati, inquisiti o condannati durante il governo di Raffaele Lombardo - pure lui sotto processo per concorso esterno a Cosa Nostra - erano 27, il 30%. Come dire che uno su 10 dei politici che si muovono tra i corridoi di palazzo d’Orleans hanno o hanno avuto problemi con la giustizia.
Logico dunque che il leit motiv dei partiti politici alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni del prossimo 28 ottobre abbia fatto rima con due parole: «liste» e «pulite».
A mettere al bando gli onorevoli «wanted» ci ha provato immediatamente il Pdl di Angelino Alfano, forse per giustificare lo slogan del suo candidato governatore, Nello Musumeci, che sui manifesti ha fatto scrivere: «Governare, con onestà».
Il Pdl ha quindi varato un codice etico che prevedeva lo stop ai candidati coinvolti in inchieste per reati di mafia, finanziamento illecito dei partiti, scambio elettorale e corruzione.
Peccato, però, che alla presentazione del 'vademecum', il luogotenente di Silvio Berlusconi Dore Misuraca
abbia dovuto confermare a mezza bocca la candidatura del deputato uscente Roberto Corona, arrestato lo scorso dicembre per reati finanziari e ora in attesa di giudizio. Fino a tre mesi fa gli era addirittura vietato dimorare in Sicilia.
«Dobbiamo tenere conto delle norme», ha spiegato Misuraca, «e il reato di cui è accusato Corona non rientra tra quelli previsti dal codice antimafia Pisanu per l'incandidabilità. Anzi, aggiungo che abbiamo fatto un codice di autoregolamentazione ancora più rigido».
Il Pdl infatti alle prossime Regionali candiderà anche Giuseppe Buzzanca, giramondo delle cariche pubbliche condannato a sei mesi per peculato dopo aver utilizzato l’auto blu per andare in vacanza. In teoria doveva decadere dalla carica di sindaco di Messina, ma fu salvato da una leggina inventata per lui dal governo Berlusconi, che ovviamente prese il nome di legge ad Buzzancam.
Prova a tornare a Palazzo d’Orleans col partito del predellino anche Salvino Caputo, deputato dai tanti comunicati stampa antimafia, e con una condanna in secondo grado a un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio: quand’era sindaco di Monreale, avrebbe tentato di far cancellare una multa all’autista del vescovo.
Solo in primo grado è invece la condanna per violenza privata dell’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio, pure lui del Pdl, recentemente sorpreso a mordere il naso di un avversario politico al termine di un chiassoso Consiglio comunale nella città delle saline.
Sarà forse per questo che le liste pulite non sono invece piaciute a Gianfranco Miccichè, ex braccio destro di Berlusconi ora candidato presidente con Grande Sud. «Il tema della legalità e delle liste pulite va affrontato, ma con prudenza», ha detto cauto l’ex manager di Publitalia che infatti ha candidato Riccardo Minardo, deputato uscente del Movimento per l’Autonomia, arrestato l’anno scorso per associazione a delinquere, truffa e malversazione ai danni dello Stato.
L’onta dell'ordinanza di custodia è stata vissuta anche da Fabio Mancuso, pure lui approdato sul fronte autonomista dopo una vita nel Pdl, arrestato per bancarotta l’anno scorso.
Alla corte di Lombardo si è ricandidato anche anche Giuseppe Arena, già esponente dell’Udc, condannato per falso in bilancio a due anni e nove mesi di carcere con l’interdizione dai pubblici uffici.
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