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LIBRI.
Titolo: Il volo.
Autore: Horacio Verbitsky.
Prezzo: € 8,00.
Anno: 2008.
Editore: Fandango Libri.
Collana: Fandango tascabili.
“In Argentina dovranno morire tutte le persone la cui morte sarà necessaria per ristabilire la pace”.
Questo era il pensiero del generale Videla, ovvero la mente principale della dittatura argentina, il carnefice che ha sulla propria coscienza la morte di migliaia di persone che si opponevano al suo volere o che erano, molto più semplicemente, presunte tali.
Bastava poco nell’Argentina di fine anni ’70 ed inizio anni ’80 per allungare la lista dei desaparecidos. Un semplice sospetto, un’informazione rivelata sotto tortura e chiunque poteva essere sequestrato dai militari, seviziato per ore e poi fatto scomparire nel nulla.
Il giornalista Horacio Verbitsky, nel libro “Il volo” (traduzione dell’originale in lingua spagnola “El Vuelo”), raccoglie le rivelazioni di Adolfo Scilingo, un ex-capitano della Marina Militare argentina pentito che, traumatizzato dal ricordo dei crimini della dittatura, decide di farsi intervistare dall’autore per aprire uno spiraglio di luce su vicende volutamente lasciate cadere nel dimenticatoio dai governi che si succedettero dal 1983 in avanti, ovvero dall’anno in cui Videla e soci scelsero di cedere il passo. Governi che inspiegabilmente, o per meglio dire codardamente, oltre a non aver mai realizzato leggi che punissero completamente, e non solo in minima parte, la banda di assassini che per sette lunghi anni aveva fatto il bello e il cattivo tempo, avevano addirittura concesso l’indulto (grazie al presidente Menem) a ufficiali e sottoufficiali dalle mani “sporche” del sangue di migliaia di propri connazionali innocenti.
Il capitano Scilingo, tormentato dai fantasmi del passato e per questo battutosi a lungo, ma tuttavia invano, affinché venissero riconosciuti ufficialmente i crimini commessi dai militari argentini, rilascia a Verbitsky dichiarazioni sconcertanti, ma quella che suscita maggior sdegno e rabbia (e che dà il titolo al testo) riguarda il metodo utilizzato per l’eliminazione di coloro che venivano ritenuti sovversivi, vale a dire il volo dagli aerei militari direttamente nelle acque dell’Oceano, dove gli oppositori del regime, una volta narcotizzati venivano lanciati e fatti morire per annegamento.
Scilingo confessa di aver preso parte personalmente a due di queste operazioni e sottolinea che al tempo era ingenuamente convinto di agire rettamente dato che gli ordini provenivano dai superiori e che solo in un secondo momento ha invece acquisito la consapevolezza di aver commesso un imperdonabile gesto.
“Il volo” è un libro che cattura l’attenzione del lettore perché grazie alla testimonianza di un carnefice del governo di Videla riesce finalmente a fornire una sorta di ufficialità a fatti che, pur essendo ormai noti a parecchia gente, i potenti di turno hanno sempre cercato di tenere nell’ombra nella speranza che poco alla volta potessero essere definitivamente dimenticati.
Unici nei del testo di Verbitsky sono forse l’aver infarcito il racconto con troppi nomi di personaggi del periodo della dittatura argentina, con l’inevitabile conseguenza di rendere leggermente più difficoltosa la lettura, e il ribadire, a volte eccessivamente, determinati concetti i quali, pur importanti che siano, non giovano certo alla fluidità del libro a causa della propria ripetitività.
Bisogna comunque sottolineare che il lavoro del giornalista argentino, oltre a mantenere viva la memoria degli innumerevoli desaparecidos e oltre a smascherare il subdolo ruolo della Chiesa, che all’epoca (ebbene si!) approvava il metodo del volo e forniva addirittura conforto agli ufficiali dopo le loro missioni, si conferma tuttora attuale e lancia a tutti noi un importante monito, in quanto sono ancora tante le nazioni in cui le sospensioni dei diritti civili sono all’ordine del giorno e in cui le autorità militari godono di incondizionata impunità (Genova insegna).
By Giamma
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