Nel gennaio 2005, cadeva la scadenza del mandato quadriennale dell'allora Procuratore Nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna. Il Governo Berlusconi, pochi giorni prima di questa scadenza, prorogava, a sorpresa, per sei mesi la stessa carica; il concorso già bandito dal Csm per scegliere il successore di Vigna, così, saltava.
Perché questa proroga? Purtroppo, non perché il Governo intendesse premiare la capacità professionale di Vigna, tutt'altro; l'obiettivo era altrove, e si chiamava riforma dell'ordinamento giudiziario. Già, perché in questa riforma, fra l'altro, si prevede che per aspirare a tutti gli uffici direttivi (compresa, dunque, la Procura Nazionale Antimafia), esclusi quelli di Cassazione, occorre garantire quattro anni pieni di servizio prima del compimento del 70esimo anno di età: al momento della nomina, in poche parole, il candidato non avrebbe dovuto avere più di 66 anni.
66 anni: Proprio l'età di Giancarlo Caselli, che aveva formulato, proprio in quei mesi, regolare domanda di concorso per aspirare al posto che presto Vigna, proroga o meno, avrebbe lasciato vacante.
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