Pubblichiamo qui di seguito il comunicato della rete Dormire Fuori in merito allo sgombero del dormitorio del Cornocchio attuato dal Comune di Parma nei giorni scorsi.
I giornali "filogovernativi" locali, ovviamente, hanno riportato una versione dei fatti leggermente... Distorta.
Come ampiamente pubblicato dalla stampa l’Assessorato del Comune di Parma decise di aprire il “dormitorio” del Cornocchio d’intesa col CIAC e con la rete Dormire fuori, preoccupati dalla presenza sul territorio di un gruppo di giovani afghani già in possesso della protezione umanitaria o in attesa del completamento del percorso per ottenerla.
I primi arrivi di afghani datano dall’ottobre 2008; gli ultimi arrivi risalgono a marzo del 2009, per un totale di 13 afghani che sono rimasti a Parma (altri han preferito proseguire per Roma).
Ne consegue che molti di loro, non avendo trovato ospitalità presso qualche amico, hanno sempre dormito fuori.
Circa alla metà di aprile sono iniziati contatti con l’assessore Lasagna e con la dott.ssa Emma Pincella, incaricata ad occuparsi della situazione dei rifugiati.
In diversi incontri l’assessorato ha deciso di aprire il Cornocchio, in via emergenziale (l’apertura non avrebbe dovuto protrarsi oltre il 15 agosto) in attesa di predisporre un’accoglienza più dignitosa e duratura.
Ai primi di maggio entrano i primi rifugiati, ma poi l’accoglienza viene sospesa in quanto alcuni ospiti risultano affetti da scabbia. Curati e disinfettati gli ambienti, ripresero le accoglienze fino al completamento di 9 ospiti: 8 afghani e un ivoriano.
Il CIAC era presente nella persona di Alberto Marzucchi che raggiungeva il dormitorio alla sera, quando gli ospiti potevano rientrare.
Immediatamente sono apparse alcune difficoltà:
1 – anche se negli accordi iniziali erano stati previsti due pasti al giorno, l’assessorato negò la possibilità del pasto serale. La rete Dormire fuori si attiva e provvede sacchetti di viveri, ma ai ragazzi viene impedito di consumare pasti non solo all’interno del dormitorio, ma anche nell’area cortilizia circostante.
Motivazione:mangiano con le mani e sporcano le maniglie delle porte. Marzucchi porta 50 piatti, 50 fondine e adeguate posate in plastica: sparisce tutto e viene chiesto il rispetto della regola di non mangiare al Cornocchio; vadano a mangiare in Parco Ducale (dove il bivacco è punito con un’ammenda di 450 euro a cranio), dove poi, effettivamente, alcune volte hanno mangiato.
2 – “Gli ospiti puzzano e non vogliono fare la doccia”: Marzucchi fa presente che i ragazzi è da mesic he dormono all’addiaccio, indossando lo stesso paio di pantaloni, la stessa maglietta, le stesse mutande. Il gestore del dormitorio si impegna a procurare i pantaloni, Marzucchi provvederà alle magliette e all’intimo nonché salviette per il bagno. Due sere dopo arriva quanto promesso da Marzucchi, ma non arrivano i pantaloni (arriveranno più tardi, sempre per intervento di Marzucchi con il contributo dell’associazione “Di mano in mano”).
3 – L’edificio è esposto al sole per tutta la giornata: non vi sono finestre, un’unica porta che dà
all’esterno deve restare chiusa perché immette nel campo nomadi. La temperatura, anche di notte, raggiunge e talvolta supera i 40°. Marzucchi fa presente la situazione alla dott.ssa Pincella chiedendo la dotazione di due ventilatori: la risposta è “non ci sono soldi”. Una notte i ragazzi protestano, a mezzanotte abbandonano il dormitorio, cercano di occupare la strada del Cornocchio; col cellulare Marzucchi interviene e li convince a venire in centro. I ragazzi accettano, cercano di portarsi alla Pilotta dove Marzucchi li aspetta, ma attraversando il Parco Ducale rimangono chiusi dentro. Intervento dei carabinieri, i giovani afghani vengono portati nella caserma di via delle Fonderie, identificati e, alle ore tre escono e raggiungono Marzucchi. Nell’uscita dal Cornocchio si sono portati, previdentemente, le coperte per poter dormire all’aperto. Dalla discussione si convincono a rientrare al Cornocchio la sera dopo, riportandovi le coperte. Marzucchi promette i ventilatori che vengono acquistati sempre con l’aiuto economico dell’associazione “Di mano in mano”.
Da notare che durante il tentativo di occupazione di via del Cornocchio, da foto, non risulta alcuna presenza di educatori per cercare di dissuaderli.
4 – Nella trattativa prima dell’apertura, l’Assessore assicura biglietti autobus per raggiungere il dormitorio: passati i primi giorni, di biglietti non se ne sono visti più (e sono fioccate parecchie multe).
5 – Il dormitorio resta aperto dalle ore 20 alle ore 8: al mattino gli ospiti devono uscire portando con sé tutta la loro roba (al pomeriggio il dormitorio serve per le attività dei bambini nomadi); Marzucchi chiede l’istallazione di nove armadietti ove riporre la roba degli ospiti: non ci sono soldi. Marzucchi fa presente alla dott.a Pincella che la ristrutturazione del DUC ha sicuramente portato all’eliminazione di armadietti che potrebbero essere riciclati senza spesa: gli viene risposto che non sono armadietti “a norma”.
Morale della favola, dopo tre o quattro volte che Marzucchi segue i ragazzi al Cornocchio, viene invitato dall’assessorato a non presentarsi più.
Cosa c’è che non si può vedere? Perché si rifiuta la collaborazione?
Il CIAC però continua a seguire i ragazzi afghani, sia cercando di provvedere agli abiti, sia al cibo , sia alla loro tutela giuridica nell’accompagnamento al completamento delle pratiche per ottenere la protezione umanitaria (come meglio precisato più avanti).
Ogni qualvolta che i ragazzi si sono allontanati dal dormitorio non pernottandovi (han partecipato alla festa multiculturale di Collecchio, altri due sono stati avviati allo SPRAR –Sistema Nazionale di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati- di altre città) l’Assessorato è sempre stato avvisato pur non dando mai segno di ricevuta.
La disponibilità della rete “Dormire fuori” potrebbe portare alla costituzione di un centro di accoglienza che permetterebbe l’ottenimento di qualche finanziamento del governo o della comunità europea: comunque, nella gestione, l’apporto della rete sarebbe senza alcuna spesa per l’Amministrazione (come avviene in altri comuni limitrofi a Parma).
La disponibilità a collaborare non potrebbe comunque mai essere intesa come supporto e giustificazione delle manchevolezze del Comune.
--> Scarica L'intero comunicato
Ultimi commenti