Disegno di legge "Stabilità": lettera dei Segretari Generali Fp Cgil, Flc Cgil, Uil Pa, Uil Fpl, Uil Rua ai Parlamentari.
On.li Deputati e Senatori,
la pesante situazione in cui versa il mondo del lavoro pubblico e dei servizi pubblici, a seguito delle
reiterate misure restrittive adottate dai vari governi nel corso degli ultimi anni subisce, con le norme
contenute nel DDL stabilità 2013, un ulteriore inaccettabile e vergognoso aggravamento.
Avevamo sperato che il Governo Monti potesse segnare un deciso cambiamento di rotta rispetto al passato ma purtroppo, in questi undici mesi, abbiamo sperimentato, il Paese ha sperimentato sulla sua pelle che al peggio non c’è mai fine.
Dal 2005 le politiche adottate in materia di lavoro pubblico si sono concentrate unicamente su tagli
indiscriminati alle risorse delle amministrazioni, sulla riduzione del personale, sul blocco del turn-over,
sulla sospensione della contrattazione nazionale ed integrativa, sulle restrizioni in materia previdenziale, sulla riduzione dei fondi per la produttività, sui trasferimenti d’autorità, sul blocco degli scatti d'anzianita', sulle modifiche alle disposizioni in materia di mobilità d’ufficio, sull’introduzione di una riforma che ha fatto tornare indietro di venti anni il percorso di contrattualizzazione del rapporto di lavoro pubblico, sminuendo il ruolo e la funzione della contrattazione e comprimendo oltre i diritti di cittadinanza anche quelli fondamentali di rappresentanza.
Sono stati fortemente penalizzati I precari ostacolando I processi di stabilizzazione e non confermando moltissimi contratti.
Questo esecutivo ha portato avanti quel progetto, con volti diversi, ma con la stessa determinata volontà punitiva che è giunta a rimettere in discussione diritti fondamentali dei lavoratori ed il livello di welfare assicurato dai servizi pubblici.
Abbiamo assistito dunque nell’ultimo anno ad una continua produzione di interventi di natura recessiva, che considerano le pubbliche amministrazioni come un peso ed un serbatoio di risorse cui
attingere per fare cassa e che, cosa ancor più grave, considerano i lavoratori pubblici come lavoratori di serie b, dando corpo e sostanza ad una campagna mediatica, quella sui fannulloni, odiosa ed ingiusta orchestrata per raccogliere facili consensi.
In questo modo si è determinata, oltre allo snaturamento e l’indebolimento dei livelli di welfare per i
cittadini di questo Paese, anche e soprattutto una consistente perdita di potere d’acquisto delle
retribuzioni di tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici, che fino al 2016 comporterà una decurtazione del salario reale di oltre il 30%, con conseguenze negative facilmente immaginabili sui consumi e sull’economia del Paese, altro che ripresa.
Ora è di tutta evidenza che un fenomeno di questo genere, per la sua dimensione, assume caratteristiche sociali gravi che non possono essere sottovalutate da chi ha la responsabilità della rappresentanza politica.
Non parliamo più di una semplice categoria di lavoratori ma di milioni di persone e famiglie che stentano ad arrivare a fine mese. Milioni di persone ferite nella propria dignità di lavoratori e di cittadini. Chi siede in Parlamento ed ha la responsabilità finale di queste scelte deve poterne valutare appieno le implicazioni e le conseguenze.
Da parte delle scriventi OO.SS. ci sarà la massima attenzione al proseguimento dei lavori parlamentari ed alle decisioni che ciascun gruppo, ciascun partito e ciascun parlamentare adotterà in merito
all’approvazione delle misure proposte dal Governo.
Sarà inoltre nostro compito specifico tenere informati i lavoratori pubblici e le loro famiglie sulle posizioni legittimamente ed autonomamente espresse sui singoli provvedimenti, affinchè anche essi abbiano la possibilità di formarsi una legittima ed autonoma convinzione sul livello di attenzione, di sensibilità, di equità e giustizia sociale che ogni singolo gruppo parlamentare, ognuno di voi dimostrerà su questo DDL.
L’idea di un totale scollegamento fra le decisioni che il Parlamento si appresta nuovamente ad assumere sul lavoro e i servizi pubblici e i programmi elettorali e di governo sui quali presto si misureranno i cittadini di questo paese, le lavoratrici ed i lavoratori dei servizi pubblici non può più essere accettata.
Con la speranza di avere l’opportunità di potere esprimere più compiutamente le ragioni dei lavoratori che rappresentiamo, inviamo distinti saluti.
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